Lophophorus impejanus
Lophophorus impejanus ... da - www.birdnet.cn - Autore : Lǎo tū yīng
LUOGO DI ORIGINE
STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA
ESTINTO | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | NON A RISCHIO
GENERE LOPHOPHORUS ( TEMMINCK, 1813 ) LOPHOPHORUS IMPEJANUS ( LATHAM, 1790 )
LOFOFORO SPLENDIDO o MONAL HIMALAYANO
ORDINE...............GALLIFORMES.
FAMIGLIA............PHASIANIDAE.
GENERE..............LOPHOPHORUS.
SPECIE................IMPEJANUS.
Il nome commemora Lady Mary Impey, che fu la prima occidentale a detenere
questa specie in cattività.
ITALIANO = Lofoforo splendido o monal himalayano | INGLESE = Impejan monal | FRANCESE = Lophophore resplendissant | SPAGNOLO = Monal dell' Himalaya o monal colirojo | TEDESCO = Glanzfasan.
SPECIE: Monotipo < LOPHOPHORUS IMPEJANUS > ( NO-CITES )
SOTTOSPECIE: Nessuna sottospecie sino ad oggi classificata. Tuttavia è allo studio quella che potrebbe rappresentare una nuova sottospecie distinguibile per essere priva della larga macchia biancastra sul groppone, con il petto che è verde anziché nero, o che comunque appare tale per effetto della colorazione metallica, come nella forma nominale. Inoltre alcuni autori identificano i soggetti nei quali sono avvenute mutazioni di colore denominandoli come:
Lophophorur impejanus chambanus.
Lophophorus impejanus obscurus.
Lophophorus impejanus mantou.
LUOGHI DI ORIGINE: Catena montuosa himalayana, Tibet, Nepal, Bhutan, Cina, Afganistan nord-occidentale, Pakistan nord-occidentale e India. In epoca relativamente recentemente sono stati registrati alcuni avvistamenti anche nel Myanmar. Per la sua bellezza è stato eletto ad uccello nazionale del Nepal e simbolo di alcune province indiane.
HABITAT NATURALE e COMPORTAMENTO: Durante i mesi caldi amano albergare a quote anche rilevanti, in territori morfologicamente ondulati o poco frastagliati, lungo pendii o valli erbose, praterie alpine, radure e macchie cespugliose ricche di affioramenti rocciosi al limite con le foreste di conifere miste, querce e decidue in genere, boschetti di betulle subalpine con fitto sottobosco in gran parte composto da rododendri, azalee, ginepri, felci e bambù ad altezze comprese tra 2300 e 5000 metri. Pur essendo piuttosto sedentari e gregari, senza che però vengano ad instaurarsi gerarchie e/o dominanze all'interno dei gruppi, col sopraggiungere dell'inverno compiono piccole migrazioni scendendo a quote inferiori di 1500-2300 metri dove le condizioni di vita risultano migliori e la ricerca del cibo più agevole. In autunno si possono osservare le femmine che vagano da sole lungo i pendii seguite dai loro piccoli, mentre in inverno sono soliti riunirsi in stormi misti comprendenti anche 20-30 individui. Durante questo periodo un maschio può associarsi a più femmine con i loro piccoli. La dieta varia a seconda delle stagioni e disponibilità del territorio, ma è per lo più composta da erbe, germogli, fiori, boccioli, semi di piante selvatiche, frutti, bacche, tuberi e radici carnose con una abbondante integrazione proteica derivante da insetti di ogni genere e loro larve, chiocciole, lumache e piccoli vertebrati che trovano razzolando e/o scavando con le loro forti zampe soprattutto durante la bella stagione. Mentre nel periodo invernale, o quando il terreno risulta particolarmente ghiacciato, si cibano principalmente di bacche, baccelli e semi essiccati e spesso congelati, iris, gigli, aghi di conifere, ed è tutt'altro che raro vederli scavare nella neve alla ricerca di vegetali, muschi o bulbi rimasti sepolti sotto lo spesso manto bianco, col sopraggiungere della sera si imbroccano sui rami più alti di grossi alberi nell'intento di difendersi dal freddo pungente e dalla maggior parte dei loro abituali nemici. Allo stato naturale non si è ancora riusciti a stabilire con certezza se siano monogami o poligami adottando in questo caso una pratica non convenzionale, almeno secondo alcuni Autori, mantenendo le femmine, che durante il periodo riproduttivo non si tollerano reciprocamente, in aree diverse in modo che non possano darsi battaglia, mentre per quel che riguarda la possibile monogamia, le osservazioni indicano che durante la riproduzione, o comunque per i primi tempi dopo la schiusa, la coppia vive isolata all'interno del proprio territorio. Nei luoghi di origine in considerazione sia dell'ambiente che delle condizioni estreme in cui vivono, la deposizione delle uova si verifica circa alla fine di aprile, con i maschi che però già a metà marzo, possono dare inizio ai rituali di corteggiamento esibendosi in spettacolari parate e lanciando poderosi richiami molto simili a fischi udibili solitamente prima dell'alba, che vengono emessi più volte da ogni individuo in un crescendo di vocalizzazioni e tonalità. E' curioso constatare come spesso i maschi immaturi e le femmine non accoppiate inscenino finte parate, o almeno tentano di farlo, quando si sentono osservati. In genere il nido si trova a terra in luoghi che spesso risultano inaccessibili, e si riduce ad una semplice depressione del terreno grossolanamente rifinito con materiali asciutti e morbidi trovati nel le immediate vicinanze, ed in molti casi viene riutilizzato per diversi anni dalla stessa femmina o coppia. Di norma la deposizione consiste in 4-8 uova incubate dalla sola femmina, mentre il maschio pur non partecipando alla cova, o perlomeno sino ad oggi non è mai stato osservato a farlo, è molto attivo nella difesa del nido e compagna, aiutandola anche nell'allevamento della prole. Alcuni maschi, particolarmente virtuosi, arrivano a predisporre determinate aree, possibilmente sopra al nido o comunque nelle immediate vicinanze, nelle quali si installano come sentinelle.
STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA: Nonostante sia elencato nell'Appendice I (A) della CITES, almeno per il momento lo stato della specie appare abbastanza stabile in tutti i suoi areali, ad eccezione forse del Pakistan dove sembra essere praticamente estinto. Tutto questo però non deve trarre in inganno perché in considerazione dell'instabilità politica di molte aree abitate da questi fagiani, la caccia indiscriminata per la carne e le meravigliose penne/piume, pur se per quest'ultime è in netto regresso, l'inquinamento e la continua distruzione dell'habitat naturale, il futuro di questi splendidi animali si prospetta tutt'altro che roseo.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI e DIMORFISMO SESSUALE: Variabilità molto spiccata all'interno della stessa sottospecie, che si può ancor meglio apprezzare nelle foto a fondo pagina. Dimorfismo molto accentuato per effetto della colorazione che nel maschio assume riflessi sorprendentemente sgargianti e metallici, costituiti da iridescenze verdi, rosse-arancio, viola, bronzo, bianche, rame e nere e non a caso viene anche chiamato uccello dai nove colori.
IL MASCHIO adulto sulla sommità del capo presenta una cresta eretta composta da penne spatoliformi, o che potrebbero anche essere definite come a “goccia”, lunghe circa 10 cm e di colore verde metallico, molto simili a quelle sfoggiate dai pavoni; intorno ad anelli oculari sono presenti porzioni di pelle nuda turchese; collo e lati dello stesso arancio-rossastro-rame. La groppa è caratterizzata da una colorazione viola e verde sulla quale spicca una larga macchia bianca molto evidente quando l'uccello è in volo;schiena anch'essa verde e viola che si propaga sino alle ali che essendo brunastre-viola risultano in netto contrasto con il nero di petto e parti inferiori. Becco grosso, forte ed adunco color corno, zampe grigie con tarsi dotati di speroni.
La FEMMINA è caratterizzata da una colorazione molto meno vistosa rispetto a quella del maschio con tonalità della livrea che nel suo insieme si presenta marrone-nocciola con varie screziature ed orlature delle penne che si accentuano sulle penne che ricoprono la parte superiore del corpo. Testa con sommità del capo che anche nella femmina è contraddistinto da una cresta simile per fattura a quella del maschio, pur essendo più breve ed in tinta con il resto del corpo;lati della faccia con piccole porzioni di pelle nuda color turchese e gola biacastra. Becco forte ed adunco color corno, zampe grigie con tarsi solitamente sprovvisti di speroni.
I GIOVANI possono essere sessati all'età di circa due mesi quando avvenuto il cambio delle penne i maschi presentano le parti inferiori del corpo molto più scure rispetto a quelle delle coetanee, nonché chiazze nere sotto il becco e sulla gola. Differenze che diventano sempre più evidenti con il passare dei giorni per la presenza di piume nere anche su collo e petto, nonostante nel complesso assomiglino alle femmine adulte.
VALORI FISICI:
MASCHIO: Lunghezza totale 70-75 cm.......lunghezza della coda 20-25 cm.......peso 2,200-2,500 kg.
FEMMINA: Lunghezza totale 60-65 cm.......lunghezza della coda 15-20 cm.......peso 1,800-2,200 kg.
STATO DI CONSERVAZIONE IN CATTIVITA': Grazie alla loro bellezza, rusticità e facilità d'allevamento sono molto popolari e pur essendo in calo a seguito della recente iscrizione al CITES e conseguenti difficoltà legislative, rimangono ben rappresentati negli allevamenti di tutto il mondo. Paradossalmente a questo contribuì anche il fatto che negli anni passati la specie ritenuta numerosa in natura, non era particolarmente protetta, il ché a permesso numerose e regolari importazioni di soggetti provenienti da catture e la costante immissioni di nuovi geni che hanno mantenuto viva e vitale la specie in cattività.
CARATTERE ed ADATTAMENTO ALLA CATTIVITA': Sono animali molto robusti, resistenti ed adattabili che possono tollerare anche qualche errore di “procedura” da parte dell'allevatore e quindi consigliabili anche ai principianti. Nonostante la mole sono caratterialmente docili e gentili divenendo in breve tempo molto fiduciosi sino ad arrivare a prendere il cibo direttamente dalla mano. Ciò nonostante è possibile imbattersi in maschi che soprattutto, o anche solo, durante il periodo riproduttivo possono dimostrare una certo nervosismo che sfocia quasi sempre in aggressività nei confronti delle compagne, di altri maschi o animali presenti in voliera, nonché degli esseri umani, allevatore compreso che deve ben guardarsi sia dalle impietose beccate che dai poderosi unghioni. Oltre che caratteriale o frenesia riproduttiva, potrebbe anche essere un sintomo di stress o forte disagio dovuti ad una voliera troppo piccola e poco arredata che possono risolversi parzialmente come pure totalmente, assegnando un ambiente più consono alle loro esigenze. Gelo e neve non rappresentano un problema, ma tollerano male il caldo asfissiante e l'umidità eccessiva del terreno, spesso dovuta a ristagni d'acqua non drenata da un fondo non adeguato ( piedi bagnati ), quindi la voliera dovrà essere oltre che ben ombreggiata, anche predisposta in modo da scongiurare il più possibile la formazione di pozzanghere e/o fango. In grandi aree recintate possono essere lasciati in regime di semi libertà, a condizione che venga loro asportata chirurgicamente la punta di un ala, se non tutte e due ( come solitamente avviene per gli uccelli lasciati semi-liberi in Zoo e/o parchi sia pubblici che privati ) in modo da scongiurare più che probabili tentativi di fuga. Come tutti i fagiani provenienti dalla alte vette anche i LOFOFORI risultano particolarmente sensibili alle infezioni batteriche e fungine così come a vermi intestinali e singamosi ( verme rosso ) dovuti in gran parte alla loro attitudine allo scavo ed all'ingerimento di sostanze infette. Per tenere sotto controllo la situazione solitamente bastano due sverminazioni preventive all'anno, ciò nonostante può anche giovare la regolare somministrazione di aglio intero o a pezzi, che oltre ad essere un ottimo vermifugo naturale, non ha controindicazioni, costa pochissimo, ed è solitamente ben appetito dai fagiani. Inoltre può essere dato a tutte le età, compreso i pulcini di pochi giorni di vita, per i quali deve però essere tritato finemente in modo che possano ingerirlo facilmente, o sotto forma di infuso e aggiunto all'acqua da bere, oppure in polvere e miscelato al mangime in uso. Tuttavia di fronte a patologie in essere, per quanto possano sembrare poco gravi, non bisogna farsi scrupolo di utilizzare i medicinali più idonei, e/o chiamare prontamente il veterinario.
ETA' RIPRODUTTIVA: Di norma la maturità sessuale è raggiunta nel corso del secondo anno di vita, tuttavia le femmine giovani se accoppiate a maschi adulti iniziano a deporre le uova già entro il primo, pur essendo normalmente in numero inferiore e più piccole rispetto a quelle deposte dalle adulte. Anche i maschi immaturi se ne hanno l'opportunità possono accoppiarsi, solitamente però non risultano fecondi o nella migliore delle ipotesi lo sono solo parzialmente, si può tuttavia cercare di migliorare la fecondità aumentando l'apporto di vitamina E sia con preparazioni veterinarie, che molto più semplicemente somministrando maggiori quantità di verdura e frutta se ben appetite, con integrazione proteica, anche se forse tutto questo non è altro che un inutile forzatura alle leggi evolutive che regolano il corso naturale della loro esistenza.
TIPO DI ACCOPPIAMENTO: Solitamente sono mantenuti in regime di monogamia che in un certo senso risulta meno problematica e più sicura rispetto ad altre pratiche. Ciò nonostante possono essere tenuti indifferentemente in coppia, trio, in piccole famigliole o gruppi non necessariamente composti da un numero uguale di maschi e femmine, la cui formazione non pone, o comunque non comporta grosse difficoltà, quando vengono costituiti con individui giovani di un anno, massimo un anno e mezzo di vita, preferibilmente non consanguinei e che siano cresciuti assieme. Per contro può risultare ostico formare coppie o nuclei famigliari con soggetti adulti perché i maschi a volte possono dimostrare una certa aggressività nei confronti delle femmine, ed anche queste ultime potrebbero dare segni di intolleranza reciproca, con i soggetti caratterialmente dominanti che finirebbero per ridurre a malpartito le subordinate/a, soprattutto in caso di trio. Per questi motivi bisogna evitare di associare individui adulti appena prima o durante la stagione riproduttiva, meglio aspettare la muta estiva oppure in autunno quando lontano dai “bollori” riproduttivi entrambi i sessi sono più calmi e propensi ad accettare nuove condizioni. L'unione di due o più individui deve possibilmente avvenire in un ambiente ( voliera ) che sia per loro del tutto nuovo, o comunque libero già da qualche tempo in modo da scongiurare pericolose dominanze territoriali. Inizialmente dovrebbero essere confinati nel rifugio, ammesso che si possa chiudere, oppure all'interno di un grosso cassone in modo da lasciarli nella penombra, realizzabile con pannelli di faesite o compensato, sulle cui pareti laterali si dovrà praticare una serie di piccoli fori indispensabili per l'areazione, nonché ricavare gli sportelli necessari sia al governo degli animali che a visionarne l'interno, potendo così controllare l'evolversi della situazione. Solitamente i GALLIFORMI quando tenuti nella penombra diventano più remissivi e difficilmente danno sfogo a dimostrazioni di aggressività, così che solitamente 24-48 ore dopo possono essere lasciati liberi di uscire nella voliera. Comunque se fosse possibile è preferibile farli prima famigliarizzare mettendo i futuri partner in voliere e/o gabbioni adiacenti in modo che possano vedersi e socializzare. In ogni caso una volta accoppiati o costituita la famigliola è opportuno monitorare per qualche giorno il loro comportamento a scanso di sgradite sorprese. E' comunque sconsigliato associare una ( o più di una ) femmina ad una vecchia coppia perché non solo sussiste la probabilità che la nuova arrivata venga uccisa dalla femmina già presente, a volte imitata anche dal maschio, ma che successivamente quest'ultimo attacchi anche la sua compagna. Non è altresì raccomandato, salvo casi particolari, cercare di accoppiare individui di differenti età, soprattutto nel caso di femmine più giovani dei maschi, mentre la pratica inversa è attuabile più facilmente. Infine si può tentare con una sorta di poligamia sequenziale/alternata che prevede innanzitutto di isolare ogni femmina, così come il maschio, in voliere diverse ma confinanti in modo che possano vedersi senza che vengano a formarsi possibili legami di coppia, portando il maschio da una all'altra in base ad una rotazione prestabilita o secondo necessità. Allo scopo di evitare il più possibile stress o incidenti che potrebbero essere causati a quest'ultimo dalla manualità alla quale saremmo costretti a sottoporlo durante i frequenti spostamenti, la struttura ( voliere ) nella quale vengono alloggiati deve essere impostata in modo tale che possa raggiungere le femmine passando attraverso porte e/o sportelli. La stessa operazione dovrà essere eseguita quando esaurito momentaneamente il suo compito dovrà rientrare nel proprio box. Nel caso in cui si notasse che il maschio indugia a lungo nei pressi della voliera di una sola femmina, si può cercare di dissuaderlo oscurandone i lati in modo che non possano più vedersi. Tuttavia se l'evolversi della situazione lo richiedesse bisognerà intervenire ancora più drasticamente spostando la presunta favorita. In alternativa a tutto quanto sopra descritto c'è la possibilità, se pur non semplice, della fecondazione artificiale. Avendo a disposizione voliere particolarmente spaziose, e potendo contare sul fatto che i maschi solitamente cercano di evitarsi in tutti i modi, è spesso possibile far convivere più coppie, così come anche diversi individui non necessariamente suddivisi per sesso, a patto che vi sia un numero adeguato di mangiatoie e abbeveratoi sparsi per la voliera in modo che per alimentarsi non siano costretti a frequentarsi.
PERIODO RIPRODUTTIVO: Nei maschi le prime avvisaglie di vigore sessuale si notano già a fine febbraio primi di marzo, mentre le femmine iniziano solitamente a deporre tra la fine marzo e la prima settimana di aprile, e può protrarsi sino alla fine maggio, giugno inoltrato nel caso le uova vengano levate.
TIPO DI NIDO: Le femmine sono generalmente dotate di un buon istinto materno, ed essendo anche adattabili, sono solite utilizzare qualsiasi tipo di contenitore e/o cassetta nido venga loro messo a disposizione, e posizionati direttamente sul fondo di voliera e/o rifugio. In mancanza di questi è molto probabile che depongano in buche poco profonde scavate in angoli riparati e tranquilli, utilizzando i materiali trovati o appositamente sparsi sul fondo per rifinirle. Può altresì succedere che alcune femmine prima di utilizzare i nidi appositamente preparati o di approntarseli, oppure perché non predisposte alla cova, depongano le uova in giro per tutta la voliera. ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Tipi di nido )
UOVA DEPOSTE STAGIONALMENTE: Nel caso di cova naturale vengono di norma deposte 5-12 uova a giorni alterni, mentre quando levate se ne possono ottenere 20-30 ed occasionalmente anche 35-40, in diverse deposizioni da 6-8 uova ciascuna, con un intervallo di qualche giorno fra l'una e l'altra. Nel caso la primavera risulti particolarmente calda ed afosa, con tutta probabilità verranno prodotte meno uova, e con un tasso di infecondità nettamente superiore.
PERIODO DI INCBAZONE e SCHIUSA: Di norma l'incubazione delle uova si protrae per 27-28 giorni, e spesso le femmine si prestano di buon grado alla cova dimostrando anche di essere ottime madri. Nel frattempo il maschio può rimanere nella stessa voliera anche se purtroppo in cattività è molto improbabile che mantenga gli stessi atteggiamenti che invece molto spesso vengono riscontrati nelle coppie allo stato selvatico, disinteressandosi completamente delle questioni famigliari. Tuttavia deve essere prontamente tolto, o quantomeno isolato in un grosso gabbione o serraglio che in caso di necessità, e sempre che le misure della voliera lo consentano,può essere realizzato all'interno della stessa utilizzando dei telai in rete metallica, nel caso disturbi la compagna intenta a covare o successivamente si dimostri aggressivo nei confronti dei piccoli. Comunque sia con l'incubazione artificiale < temperatura pari a 37, 8 gradi, con il 55% di umidità > che attraverso la cova semi-naturale utilizzando fagiane di altre specie o gallinelle, alle quali bisogna prestare attenzione nei primi giorni dopo la schiusa affinché accettino la passività e l'indolenza che caratterizzano i piccoli durante i primi giorni di vita, che in caso contrario potrebbero anche essere abbandonati. Appena nati hanno un aspetto tenerissimo, cicciottello e goffo con gambe e piedi robusti ed in assenza di particolari problematiche crescono molto velocemente e grazie alla loro docilità si possono associare a quelli di altre specie purché non aggressivi, di età e sesso diversi senza che insorgano stati di intolleranza reciproca. In caso di necessità i giovani possono rimanere assieme per circa un anno e mezzo, pur essendo consigliabile separare prima quelli da destinare come riproduttori formando coppie o piccole famigliole. ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Incubazione e schiusa )
ALIMENTAZIONE PER PULCINI e FAGIANOTTI: Non presenta alcuna difficoltà potendosi attuare attraverso normali composti commerciali ( mangimi bilanciati ) da somministrare a seconda dei tipi, ed in relazione ai periodi di vita. Con aggiunta di cereali, erbe, verdure e frutta, oltre a proteine, integratori alimentari e vitami-
ne quando e se ritenuti necessari. A 3-4 mesi di vita è altresì possibile cambiare lai dieta in uso portandola gradualmente ad essere prima mista, cioè composta da mangime e granaglie spaccate e/o intere o mix per piccioni in parti uguali, oppure in base a disponibilità e/o preferenze personali, e successivamente, ammesso che ci si voglia orientare verso questo tipo di alimentazione, per altro indicata per questo genere di fagiani, costituita esclusivamente da cereali spaccati e/o interi o dal mix per piccioni. Considerata la particolare ricettività dei LOFOFORI nei confronti di malattie batteriche e fungine ( soprattutto aspergillosi ), così come a vermi intestinali e della trachea ( verme rosso ), oltre a condizioni igenico-sanitarie adeguate, è necessario che gli alimenti somministrati, ed in particolare quelli freschi, siano sempre in ottime condizioni e tolti appena diano segni di decomposizione. ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione )
ALIMENTAZIONE PER ADULTI e RIPRODUTTORI: A circa 4-5 mesi di vita si inizia a fornire quello che sarà l'alimento base per la maggior parte dell'anno, che soprattutto per praticità è solitamente costituito da un buon mangime granulare o pellet da mantenimento o riposo per fagiani, integrato da una manciata di granaglie spaccate e/o intere, del solo grano o mix per piccioni. Come già precedentemente esposto è altresì possibile, soprattutto per questa specie, una dieta costituita esclusivamente da cereali, mix per piccioni oppure mista. Con l'approssimarsi, e durante il periodo riproduttivo è preferibile sostituire il mangime in uso con un tipo specifico per ovaiole di fagiano. Tutti gli alimenti dianzi descritti in caso di necessità possono essere integrati da prodotti di origine animale per compensare eventuali carenze proteiche. In ogni periodo dell'anno e/o tipo di alimentazione una buona aggiunta alla normale razione di erbe, verdure e frutta è assolutamente necessaria al loro benessere psico-fisico. ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione - Progetti e attrezzature )
PULCINAIA e GABBIONI PER SVEZZAMENTO: Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Pulcinaia e parchetti per svezzamento.
VOLIERA PER ADULTI: Quando si tratta di specie ben adattate alla cattività non esistono particolari regole riguardanti le misure della voliera, se non quelle dettate dal buon senso, e pur potendo adattarsi a vivere più o meno bene in ambienti diversi, soprattutto in relazione alla loro predisposizione allo scavo è preferibile che la voliera in cui viene alloggiata la coppia sia almeno di 24-25 mq, ed alta non meno di 2,00-3,00 metri, tenendo sempre ben presente che più spazio assegneremo ai nostri IMPEJANUS, migliore sarà la loro esistenza e il comportamento molto più naturale ed equilibrato, favorendo nel contempo la riproduzione. Gelo e neve non rappresentano un grosso problema, potendosi accontentare di un rudimentale rifugio, che può anche consistere in una semplice tettoia chiusa però almeno su tre lati, che li possa comodamente ospitare ed al tempo stesso difendere dalla luce troppo intensa, che può essere la causa del rapido sbiadimento dei colori, nonché proteggere da pioggia e vento così come durante i lunghi periodi di maltempo particolarmente umidi e uggiosi, o più semplicemente quando sono alla ricerca di tranquillità, con al suo interno almeno un posatoio sopra il quale indugeranno a lungo durante le afose giornate estive.
( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Voliere per adulti - Gestione della voliera - Tipi di rifugio )
Lophophorus impejanus femmina - Autore Arjun Haarith ( Indian Bird )
Lophophorus impejanus
Foto da : 1 www.birdnet.cn - 2-3-4 Autore John T. Horner
1 - Maschi adulto - 2-3-4 Lophophorus impejanus immaturi - Difficile stabilire il sesso - Foto: 2 probabile maschio
Lophophorus impejanus
Riconoscimento dei sessi: differente larghezza della banda terminale ( e non solo ) della coda e colorazione di gola e petto.
Foto da 1 - 2 + 1 -2 Olivier Vercauteren
Foto - 1 Maschio impejanus giovane ( Particolare della barra terminale sulla coda ) Foto - 2 Femmina impejanus giovane ( Particolare della barra terminale sulla coda )
Foto - 1 Maschio impejanus giovane ( Particolare di gola e petto ) Foto - 2 Femmina impejanus giovane ( Particolare di gola e petto )
1 - Maschio guovane 2 - Femmina giovane 1 - Maschio giovane 2 - Femmina giovane
Lophophorus impejanus ( Ancestrale e variazioni naturali )
Foto pelli da : 1 - 2 James Pfarr
Nelle immagini, che mi sono state cortesemente concesse da James Pfarr, si può apprezzare la notevole variabilità all'interno della stessa specie
Lophophorus impejanus ( Mutazione di colore )
Foto da : 1-2 Romans Ocres
Nota: Sembra che le foto, scattate nel Michigan ( USA ), risalgano alla prima metà del 2000 ed il maschio non si è mai riprodotto.
1 - Coppia ( maschio mutato e femmina ancestrale ) 2 - Maschio ( mutato )